Kennedy Marr è un donnaiolo, un egocentrico, un narciso. Un uomo baciato dal successo, uno di quei bastardi a cui la vita ha servito le carte migliori. E ha scoperto che Hollywood è un posto formidabile per praticare gli eccessi. Nulla al mondo lo convincerebbe a lasciare la California per tornare nello sprofondo inglese. Ma non ha fatto i conti con l'Agenzia delle entrate. Così, quando inopinatamente viene insignito di un prestigioso - e ricco - premio letterario è costretto ad accettare. Anche se ciò significa passare un anno in un college inglese a insegnare scrittura creativa a dei pivelli senza talento. E soprattutto ritrovarsi faccia a faccia coi fantasmi del passato.
Autore
Niven John
Titolo originale
Maschio bianco etero
Traduttore
Rossari Marco
Editore
Einaudi
Collana
Einaudi. Stile libero big
Anno edizione
2014
In commercio dal
Formato
Libro in brossura
Pagine
362
Dimensioni
-
Codice EAN
9788806218171
Maschio bianco etero
Niven John - Autore
Maschio bianco etero
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Ho un appunto segnato sul mio quaderno riguardo al protagonista di questo libro: «Potrebbe arrivare a farmi pena, ma non voglio». Svolgimento dell’appunto: mi ha fatto pena. La questione è questa, e sono sincera: non riesco a farmi una reale idea su questo romanzo perché ho diverse domande che mi frullano nella testa. La prima è: può un personaggio terrificante invalidare l’intera lettura? Mi era capitato già con American Psycho; non posso dire che Kennedy sia un protagonista dello stesso stampo in quanto non è un assassino psicopatico, l’unica cosa che li accomuna è che sono entrambi mossi dall’essere, appunto, maschi, bianchi e etero (e ricchi e abili) – hanno il massimo del privilegio disponibile dalla loro parte – il che li rende annoiati. La seconda è riferita esclusivamente a Kennedy: il fatto che sia un maschio bianco etero lo rende più colpevole o più vittima? Insomma, è uno scrittore di successo guidato dal privilegio, guidato verso ogni tipo di eccesso, dal sesso all’alcol fino ai calmanti, la cui vita però è chiaramente non invidiabile da ogni essere pensante. È perso nei meandri di sé stesso o si crogiola nella sua posizione nella gerarchia sociale? Il mal voluto non è mai troppo? Ciò che mi fa scoprire compassionevole verso un tipo del genere è che tutta questa opulenza, questo esagerato quanto esasperato machismo di facciata che prevalentemente si ripercuote su di lui e si manifesta principalmente nelle gesta “necessarie” del suo membro e nei pensieri costretti all’interno di una gabbia riservata ai maschi veri, non è niente se non un tentativo di collocarsi in una scala che lo forza a fare una gara con gli altri per un ipotetico predominio assoluto. Se non che - in più - di fronte alla morte il maschio bianco etero diventa una persona con dei sentimenti che nascono da un cuore comune a tutti gli altri esseri viventi. E quindi non riesco più solo a vedere Kennedy il mostro, che oggettifica le donne con cui finisce a letto e che sperpera i suoi soldi in bottiglie di liquori, vedo anche la vittima di un sistema che soggioga anche lui.